Domanda:
Perchè il capitano deve affondare con la sua nave?
?
2010-08-28 05:27:26 UTC
Mi potreste spiegare il perchè? Capisco che deve fare tutto il possibile fino alla fine per salvare i passeggeri, ma se tutti sono salvi (o la maggior parte) perchè deve essere l' unico a morire?
Tredici risposte:
marittimo
2010-08-28 15:43:20 UTC
Come ti hanno scritto sopra è più una questione morale e una certa mentalità che possono avere certi Comandanti; poi questo fatto a terra è diffuso... ma è una leggenda diciamo.

Dal punto di vista legale, se si va a leggere il codice della navigazione, troviamo che il Comandante della nave "è tenuto a utilizzare tutti i mezzi e risorse a sua disposizione per salvare la nave" (per esempio cambiando rotta per dirigersi al porto più vicino, buttando del carico a mare per recuperare la stabilità compromessa, chiedendo soccorso ad altre navi nelle vicinanze e alle ECS ecc.); " a seguire in tutti i punti, le procedure interessate in caso di abbandono nave" (esempio: consultarsi con un Ufficiale, Dichiarare "l'abbandono nave" all'equippaggio, seguire e far quanto previsto nella Muster list in caso di abbandono nave), "a salvare i documenti principali della nave ove possibile"....

Corretto quanto detto da qualcuno sopra di me: il Comandante è l'ultimo ad abbandonare la nave.

Per il resto.... leggende metropolitane :D





@Zamarco: mi spiace, anche perchè in tante occasioni mi son piaciute le tue risposte, ma in questo caso non è cosi....

io capisco la forte rivalità (permettimi di dire che la considero sciocca, immatura e poco professionale) che purtroppo esiste tra coperta e macchina ( visto che dovremo essere uniti più che mai a bordo, visto che dipendete da noi e dipendiamo da voi in ugual misura), ma dire che TUTTI i Comandanti sono pieni di se e presuntuosi la vedo un pò brutta da leggere... non dico che magari non esistono ( certi dicono: a terra Dio, a bordo io, purtroppo esistono ), ma screditare cosi l'intera categoria mi sembra molto ingiusto... specialmente una categoria di persone, nella maggioranza dei casi, con una esperienza tecnica e pratica fuori dal comune, persone con alle spalle mille sacrifici di una vita data al mare, che spesso affrontano i problemi arrivando a fare le scelte più difficili... Il Comandante della nave alla fine è SOLO a bordo, perchè alla fine è questo il destino di chi comanda, è un male necessario per poter sempre decidere al meglio per l'interesse della nave e dell'equipaggio, il Comandante è colpevole quasi sempre quando le cose vanno male ( è la figura più complessa dell'intero codice della navigazione a causa della vastità dei doveri, responsabilità e poteri che la legge gli conferisce), il Comandante è quello che alle 3 del mattino sale sul ponte perchè dall'altra parte del mondo, negli uffici è mattina inoltrata e chiamano a bordo fregandosene altamente, il Comandante è quello che governa e gestisce la nave e tutto ciò che è interessato ad essa, il Comandante è tante altre cose e soprattutto il più criticato a bordo qualunque cosa faccia... è facile giudicare, ma il suo ruolo non è per niente facile, ma se uno si sofferma un'attimo a pensare si capisce che il Comandante è sempre tra due fuochi, visto che lui rappresenta l'armatore e la legge di bandiera e tu che hai navigato tantissimo sai bene cosa significa, visto che le richieste di entrambi le parti certe volte sono diverse....

Dico questo per far capire a chi legge come stanno le cose a bordo... è più giusto dire che CERTI Comandanti sono come dici tu, Zammarco, ma dire che TUTTI sono cosi non è corretto... certi Comandanti ci tengono alla nave e all'equipaggio e si nota la passione e la dedizione al lavoro che fanno e se capita un tragico evento e un Master decide di morire insieme alla sua nave, credo che meriti almeno il silenzio del rispetto per la sua ultima decisione...

Scusami se contrasto cosi la tua risposta, ma ho il massimo rispetto per tutte le figure di bordo, soprattutto quella del Comandante..... credo inoltre che per poter giudicare un Master, bisogna esserlo e noi non ne siamo all'altezza visto che non lo siamo, stessa cosa vale per un direttore di macchina.

Io sono di coperta e non sarò mai all'altezza di poter giudicare un Direttore di Macchina, stessa cosa vale per voi macchinisti.

Un saluto e una stretta di mano, non avermene per questa risposta Zamarco, perchè credimi che ho rispetto per i tuoi lunghissimi anni di navigazione e so bene che da gente come te avrei molto da imparare.



Fonti:

ho navigato (in due imbarchi) con due C.S.L.C. stupendi come Comandanti ma cosa più importante come persone... due persone severe ma giuste e piene di umanità ma cosa ancora più grossa di umiltà. (entrambi a parole loro mi hanno detto: " Allievo, ricordati sempre che quando crederai di essere bravo e arrivato, quello sarà il giorno nel quale diventerai una persona limitata e mediocre, io ho 64 anni e... non so niente, ma imparo qualcosa di nuovo ogni giorno... ricordatelo sempre."... questo credo dica tutto.

Ho visto mezzo equipaggio piangere quando li hanno visti alla biscaglina per l'ultima volta perchè dovevano sbarcare....
?
2010-09-01 15:21:40 UTC
Domanda che mi ha fatto molto riflettere sulle idee dei terrestri rispetto al lavoro di noi marittimi, ero in dubbio se rispondere o no, ma poi ho deciso di dire la mia.

Affondare con la propria nave è l’esperienza peggiore che può capitare a un marittimo e per il comandante è ancora peggio perché su di lui grava la responsabilità delle vite di coloro che sono a bordo.

Non deve morire, ma è certo che se qualcuno deve sacrificarsi questa persona è lui, questa è una cosa che non si può delegare ad altri.

L’unica cosa che deve è che può abbandonare la nave solo quando si è accertato che a bordo non vi è più nessuno.

Voglio raccontare una storia vera non a lieto fine che si è verificata 45 anni fa.

Io all’epoca avevo 10 anni e il comandante abitava a 300 metri da casa mia.

“Stacchiamoci dalla banchina, presto, altrimenti è una catastrofe!”.

Con queste parole, il varazzino Lazzaro Parodi 38 anni (Lazzarin per gli amici) entrò nella storia dei capitani coraggiosi, coloro i quali antepongono, a costo della vita, il prossimo a sè stessi, portando la petroliera “Luisa”, di cui era il comandante, fuori delle installazioni petrolifere di Bandar Mashour (golfo Persico), dopo che un’esplosione a bordo paventava una vera, enorme catastrofe se fosse rimasta ancorata nella zona.

Il fatto avvenne il 5 giugno 1965 e ne parlarono i giornali di tutto il mondo. La nave, ormai fuori dai terminali di carico, esplose e si portò via il comandante e altri 40 marinai, salvando sicuramente migliaia di altre vite umane ed evitando incalcolabili danni.

Un Comandante insomma che resta calmo, che vede subito il dovere suo e che ha tanto prestigio sull’equipaggio da farsi obbedire, il dovere che impone a una petroliera in fiamme di prendere il largo più che si può per non propagare l’incendio.

Sicuramente non voleva che il suo equipaggio e lui stesso morissero, immagino cosa può aver provato quando dava gli ordini per allontanarsi dai terminal, e quanto avrebbe voluto avere qualche minuto in più per far abbandonare la nave da tutti, purtroppo la vita reale è così e può mancare il tempo e un uomo e il suo equipaggio diventano eroi a causa degli eventi.

La preparazione e formazione mentale di un bravo comandante è questa ed è questo che deve. Non morire, ma a volte come in questo caso succede.

Alle molte onorificenze conferitegli alla memoria (“Stella al merito del Lavoro”, “L’Ancora d’oro”, il “San Giorgio d’oro”, il “Courage on the Sea” e la “International Award”), si aggiunge la mia ammirazione e deferente ricordo: i migliori che ci lasciano non scompaiono mai.
sparrow
2010-08-29 07:36:41 UTC
Ecco un esempio di un comandante che decide,dopo aver messo in salvo l'equipaggio,il gesto estremo:affondare con la sua nave:

http://www.youtube.com/watch?v=npl3iZtdkpw&feature=related

Ovviamente è una pellicola,il "mitico"Ramius uscito dalla penna di Clancy è di fantasia e alla fine non solo non affonda con la sua unità ma la consegna pure nelle mani dell"odiato nemico".

Anche in "Titanic"il comandante ormai impotente e preso dallo sconforto muore assieme alla sua nave.Letteratura o cinema a parte sono comunque gesti estremi condizionati da situazioni estreme,anche un pilota d'aereo che sta precipitando su un centro abitato fà di tutto per evitarlo pagando spesso con la vita il suo atto di coraggio.

Secondo la tradizione il comandante "è secondo a bordo dopo Dio".Comandare significa assumersi in pieno la responsabilità di tutto ciò che viene deciso e attuato,consapevole della priorità dell'incolumità delle persone imbarcate e della sicurezza della nave.Ovviamente anche un comandante è un uomo e come tale sottoposto a stress,percui il comportamento è estremamente sogettivo legato a situazioni particolari.Norme comportamentali che si sperino oculate in un comandante data la sua posizione predominante all'interno del gruppo sociale di cui fà parte:l'equipaggio di una nave.

Non credo sia scritto da nesuna parte che il comandante deve affondare con la sua nave di sicuro è l'ultimo che la abbandonerà.

C'è stato pure chi ha fatto l'esatto contrario,dopo aver spiaggiato la nave e dato l'ordine(non necessario)di abbandonare la nave è filato per primo,deferito alle autorità competenti e licenziato!una bella figura di M.......
velaccino71
2010-08-28 16:08:33 UTC
La disavventura di affondare, indipendentemente dalla causa e dalle responsabilità, è sicuramente vista dal comandante come un fallimento cioè quanto meno non essere riuscito a portare su bassi fondali o in secca il mezzo per tentare un eventuale recupero.

Il fatto di affondare con la nave è anacronistico in quanto perdere una nave è già un danno mentre perdere una vita e un buon comandante è un danno maggiore.

Buon vento
Mastro Geppetto
2010-08-31 07:59:22 UTC
Un saluto a tutti, un saluto ai Cari Amici.



Che il Comandante affondi con la sua nave è una fesseria, la regola di un ottimo Comandante è fare di tutti per salvare nave, passeggeri, equipaggio, merci e quando ha fatto di tutto mettersi in salvo. Potrebbe essere anche che il Com.te rimanga a bordo con uno sparuto staff di volontari ad es. per tentare in extremis un rimorchio della nave non ancora in immediate condizioni di affondare e tentare di incagliarla per limitare la perdita.

Non mancano le cattive gestioni dell'emergenza come non manca la professionalità mitica, non mancano i fatti eroici.

Vado a ripetere storia vissuta di persona della Marina Mercantile Italiana.

Il Com.te Oscar Ribari fu messo sotto tre inchieste (Società, Capitaneria, Magistratura) e quelo che è peggio sotto lo sputtanamento dei giornalisti per l'incendio in macchina della nostra utlima ammiraglia "Raffaello", pasticcio combinato da un addetto all'apparato motore, incendio di olio spento da un Uff.le di macchina ex marina miltare e 2 pompieri che si sono calati attrverso il tunnel dell'elica nel locale.

Il penultimo viaggio prima di andare in pensione.

Facevano parte dei Grandi Professionisti del mare sia il Com.te Ribari, sia i suoi Ufficiali e l'equipagio tutto fino all'allievo, ragazzino di 19 anni al primo imbarco.



Il Com.te ha fatto tutto per salvare Nave, Passeggeri, Equipaggio e cose decidendo di tornare in porto a Genova invece di affrontare mezzo Atlantico in tempesta con una nave che ancora navigava e manovrava con una elica sola (13-16 nodi) e quando non erano chiare nè l'entità dei danni all'impianto elettrico nè le possibilità di ripristinare i circuiti elettrici bruciati da parte del personale di bordo.

Si assunse, e lo vidi di persona da due metri di distanza, tutta la responsabilità di interrompere il viaggio e di tornare indietro, a ridosso delle Azzorre in mare più sicuro.

Trascuro quello che egli passò durante l'inchiesta. e come i giornalisti vollero tirere fuori notizie tanto spregiudicate da farmi esclamare "Bèlin, ma ero su un'altra nave? DI quello che scrivono sulla stampa non è successo!" Ed ero al pulpito di manovra in centrale sicurezza, ai diretti ordini del 1° Uff.le alla sicurezza a controllare le manovre di porte stagne, porte tagliafuoco, eccetera.



Dopo due mesi di lavori a Genova la nave era pronta a rpartire e il Comandante RIbari fece l'ultimo viaggio della sua incredibile carriera ormai in età di pensione con permesso speciale.



Il Comandante era lo stesso, l'Uomo non era più lui. Difficile smentirmi visto che gli portavo la posta e i documenti alla firma e c'era un feeling raramente ripetuto.



Al ritorno, nel teatro della "Raffaello" c'era tutto l'equipaggio cambiandosi di turno per partecipare tutti. Uno spettacolo e la consegna di una targa d'oro con la colletta di un numero incredibile di marittimi che vollero contribuire. Breve discorso, emozione altissima ed irrefrenabile. Poco da dire.

I Professionisti del Mare, che sanno affrontare olio incendiato, si commuovono.



Caro Amico Zamarco, sappiamo del campanilismo fra macchia e coperta e ti posso dire che quella volta ci sono andati di mezzo alcuni Uff.li di macchina e, permettimi delle opinioni personali, non del tutto colpevoli o non per colpa loro ignoranti.



Traggo una sola morale da questo fatto storico vissuto 45 anni fa: di fronte all'incidente il Comandante, qualunque siano i fatti, è indicato come responsabile, pesante fardello riempito dei macigni dei gornalisti e di chi sputa sentenze senza trovarsi con 2000 persone in mezzo ad un oceano forza 8 con mezza nave che funziona e mezza no. Bisogna decidere in fretta e c'è una persona deputata a farlo: il Comandante.

Contrarissimo per morale ad interrompere una vita finchè Dio non vuole, il Comandante non deve inabissarsi con la Nave: porta una esperienza da valutare e da trasferire a chi verrà dopo di lui.



@Luigi, mi ricordo di quel fatto. eravamo in allestimento della "Raffaello" e ne parlammo con tristezza per i Colleghi e come esempio di quanto importante era il sistema antincendio a bordo. Avevamo altre esigenze, ci incentivò a curare ancora di più il ruolo di emergenza. Grazie di aver riportato il fatto. Esempio più importante di tante leggende.

Questi erano i Comandanti della Marna Mercantile Italiana.

Mi ritiro in un minuto di raccoglimento, invito colleghi a farlo.
anonymous
2010-08-28 05:32:47 UTC
il capitano deve morire con la nave, perchè la "morte" della nave è un fallimento solo del capitano, è una questione d'onore, come in giappone i generali sconfitti si siucidavano, e in europa c'erano i duelli, lo chiamavano "onore" parola mistica e ormai priva di significato
anonymous
2010-08-28 15:25:38 UTC
Quanto detto sopra è corretto... anche se questa è una delle tante leggende perché il commandante è l'ultimo ad abbandonare la nave...



facezia:



ah questa è bautta gli è stata fatta da un DIRETTORE DI MACCHINE …al mio ragazzo ufficiale di coperta.. .... io credo che questa rivalità sulle navi sia più qual cosa di goliardico che altro.....



il mio ragazzo dice sempre ti accordi che la nave sta affondando quando vedi i macchisti scappare... seguiti dai topi....
Teomondo Scròfalo
2010-08-28 05:31:37 UTC
Non è che "Deve": è un'usanza che c'era una volta, soprattutto in ambito militare, e che poi è diventata un modo di dire

Sopravvivere alla propria nave era, a volte, visto come un atto di codardia, e quindi disonorevole (E questo a prescindere da quelle che sono le reali circostanze dell'affondamento). Molti capitani, piuttosto che subire quest'onta, preferivano, appunto, colare a picco con la nave

Un po' come i Samurai che, sconfitti e presi prigionieri, decidevano di praticare karakiri per non essere "disonorati"
?
2010-08-29 04:36:48 UTC
è una vecchia usanza.... viene così detto xk il capitano è legato alla sua nave con la vita.... lei rischia tutto x lui e qnd nn ce la fa piu lui farà il possibile x lei fino alla morte.... se la nave ''muore'' anke una grande parte del capitano muore.... credo sia così
hayenga
2017-01-12 20:27:08 UTC
Riempirei una scialuppa con gioielli e preziosi e me ne scapperei con essa in qualche parte del mondo cambiando identita'. Al diavolo i ricchi, i poveri, la nave ed il capitano!
ilkri94
2010-08-28 23:29:18 UTC
perchè se poi si salva e qualche passeggero lo trova per strada gli spezza le gambe e quindi è meglio morire con dignità
?
2010-09-02 22:36:41 UTC
perchè non sa nuotare ha..ha
zamarco
2010-08-29 13:23:39 UTC
Beh, a parte chiacchiere varie sull'onore etc. etc. c'è una considerazione da fare: se un comandante perde la propria nave a causa della sua imperizia nautica probabilmente nessuno lo arruolerà più come comandante, ma potrà trovare imbarco (forse) come terzo ufficiale. Orbene, devi sapere che moltissimi tra i comandanti sono degli esseri molto presuntuosi, pieni di sè, carichi di spocchia ed incapaci di considerare i propri errori e di sopportarne virilmente le conseguenze. Figurati che razza di vita sarebbe, per un ex-comandante, vedersi ridotto al rango di terzo ufficiale o meno!!!! Un tormento indicibile. Siccome poi è praticamente sicuro che il comandante retrocesso si troverebbe a navigare agli ordini di suoi ex-subordinati.....AHHHHH MEGLIO MORIRE!!!! Inoltre è un ottimo criterio di selezione naturale per eliminare i più incapaci. Forse, oggi come oggi, i comandanti sono un pochino più uomini che in passato, però non ci giurerei...



PS Ho corretto "praticamente tutti" con "moltissimi tra i". Non a caso, Bernhard Rogge non è affondato con l' "Atlantis"...

Non è questione di rivalità, ho parecchi (due) amici tra i Comandanti con i quali mi è capitato di lavorare ed ho avuto anche vari direttori di macchina (ora lo sono io e cerco di non fare gli stessi sbagli) che, pur non capendo una fava (o forse perchè erano stati promossi a suon di favori e bustarelle e PROPRIO PERCHE' non capivano una B.F.) erano e sono ignoranti come capre e presuntuosi del pari. La presunsione è un vizio umano, poi anche il grado fà il suo (Quando la mérda monta sullo scanno o fà puzza o fà danno). ll fatto è che, a tempo perso, ho svolto una piccola indagine fra Comandanti, sul serio, e per praticamente tutti la più grande vergogna sarebbe stato passare a servire sotto un ex inferiore. Da qui la risposta. Mi spiace, se fà male, ma....non l'avessi sentito non l'avrei scritto. Un caro saluto!



PSPS. Stando a "Storia della Marina" edito da Fabbri, a cura dello Stato Maggiore della Marina negli anni '80, la rivalità tra Macchina e Coperta nacque allorchè nella Marina, sia Militare che Mercantile, a bordo delle navi salì una nuova categoria di tecnici...i motoristi, o meglio gli specialisti delle macchine alternative a vapore. Sentendosi minati nella loro onniscienza e sminuiti nella loro capacità a far arrivare la nave a destino, invece di sentirsi arricchiti da un nuovo apporto professionale e fortunati per avere il modo di navigare indipendentemente dai capricci del vento, allora, gli ufficiali di coperta iniziarono ad erigere un muro tra loro e la macchina.



Di sicuro gli uomini di macchina che sono finiti sotto accusa per l'incendio scoppiato a bordo della "Raffaello" non si sono sparati. Si saranno sentiti fessi a morte, (è da fessi anche non trovare a bordo le monografie del filtro centrifugo oppure il piano elettrico del ventitreesimo sottoquadro del locale agghiaccio ed accettare di partire senza averle) ma avranno imparato qualcosa, e di sicuro non avranno fatto un'altra cappella del genere. Chi sbaglia, paga ed è giusto che sia così. Però è giusto anche che chi sbaglia, impari.


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